Domenica 26 ottobre u.s. presso la sala delle Colonne - Curia c’è stato l’incontro del Consiglio Missionario. Nella prima parte dell’incontro il direttore del Centro missionario (Mons. Gian Piero Franceschini) ha fatto una breve presentazione del programma Pastorale Diocesano e poi ha illustrato ai presenti la Missione nella “Evangelii Gaudium”,e’ stata una parte molto interessante. Poi sono intervenuti i volontari del Centro che hanno prima di tutto ricordato gli impegni del Centro Missionario diocesano in America Latina, Africa e Asia. Per quanto riguarda i progetti e i sostegni a distanza seguiti dalla onlus “Aggiungi un posto a tavola” è stata fatto un aggiornamento della situazione attuale. Era presente Giuseppina Fiorani, missionaria Fidei Donum a Boa Vista - Roraima che ha potuto aggiornarci sulla nostra Missione Diocesana, dove è presente Mons. Giancarlo Dallospedale, vicario generale della diocesi e Giuseppina ci ha comunicato che ripartirà in novembre. Poi abbiamo potuto ascoltare Padre Roger, che il giorno dopo partiva per il Congo, anche lui ci ha aggiornato sul suo lavoro alla missione di Kabinda e ha ringraziato la diocesi e il centro missionario per il sostegno che in questi anni si è cercato di dare. Abbiamo poi presentato il programma della attività del centro missionario per l’anno pastorale 2014-2015, in parte già realizzate (Giornata della del Creato, Veglia Missionaria e Giornata Missionaria Mondiale) e abbiamo presentato due progetti che speriamo di poter realizzare. Una rubrica sul Nuovo Giornale dove si potranno trovare gli appuntamenti del Centro e le varie attività dell’ONLUS “Aggiungi un posto a tavola” progetti e sostegni a distanza. Queste notizie saranno anche sul sito e su facebook. L’altro progetto prevede la collaborazione di Valeria Menta, nostra missionaria Fidei Donum rientrata da un po’ di tempo dall’America Latina, che dopo essersi presentata ha spiegato come pensa di potersi inserire con un lavoro di “Animazione Missionaria” sul territorio. I partecipanti hanno commentato positivamente queste cose e sono uscite anche idee nuove per una maggior collaborazione con Gruppi e Associazioni che si interessano di problematiche vicine a noi. Rita Parenti e Roberto Gandolfi (missionario laico in Africa per molti anni) hanno parlato anche di come poter aiutare le persone straniere tra di noi; e si è parlato della possibilità di aiutare queste persone cercando occasioni di lavoro nei nostri territori agricoli abbandonati oramai da anni, certamente ci vogliono dei progetti precisi, ma la volontà di pensare qualcosa di nuovo non manca.
(Il Consiglio missionario è formato dagli operatori del CMD e dai rappresentanti di Istituti Religiosi, Gruppi missionari, Associazioni impegnate nel mondo missionario)
RIFLESSIONI SULLA “EVANGELI GAUDIUM”
• Presentata martedì 26 novembre 2013 l’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’, è il primo vero testo organico di papa Francesco. In quello che è un manifesto programmatico con tante constatazioni amare,non poche rampogne pungenti, ma anche una scossa molto forte perché la Chiesa gioiosamente si rianimi sotto il segno di un'ineludibile nuova missionarietà. E' stato firmato nella festa di Cristo Re 2013, a conclusione dell’Anno della Fede indetto dal suo predecessore. • L’ Evangelii gaudium ha “un significato programmatico e delle conseguenze importanti”. Certo “non si possono lasciare le cose come stanno”, dato che “ora non ci serve una ‘semplice amministrazione’. Perciò “costituiamoci in tutte le regioni della terra in uno stato permanente di missione”. • Ricordiamoci naturalmente che, nella missione, “la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri”: perciò “un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale” né “avere uno stile di Quaresima senza Pasqua”, quale persona “risentita, scontenta, senza vita”, dedita costantemente alle “recriminazioni”. • Conversione del Papato. “Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri devo anche pensare a una conversione del Papato”, dato che “a me spetta, come Vescovo di Roma, di rimanere aperto ai suggerimenti orientati ad un esercizio del mio ministero che lo renda più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione”. Nell’ambito del dialogo ecumenico con gli ortodossi, “noi cattolici abbiamo la possibilità di imparare qualcosa di più sul significato della collegialità episcopale e sulla loro esperienza della sinodalità”. La Chiesa deve dunque essere più collegiale (“sinodale”) e bisogna operare una “salutare” decentralizzazione anche in campo decisionale, accrescendo le competenze delle Conferenze episcopali nazionali: “Non è opportuno che il Papa sostituisca gli Episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori”, “non credo neppure che si debba attendere dal magistero papale una parola definitiva o completa su tutte le questioni che riguardano la Chiesa e il mondo”. • Insegnamenti morali non prioritari. Nell’intervista a padre Spadaro di ‘Civiltà Cattolica’ Papa Francesco diceva: “alcune questioni che fanno parte dell’insegnamento morale della Chiesa”, pur “rilevanti”, sono da considerarsi secondarie rispetto al valore di misericordia, fede, carità, giustizia. In effetti, tali aspetti “per sé soli non manifestano il cuore del messaggio di Gesù Cristo” e l’insistenza su di essi comporta ”più che mai” il rischio che il messaggio appaia “mutilato”.“Se per esempio un parroco durante un anno liturgico parla dieci volte sulla temperanza e solo due o tre volte sulla carità e sulla giustizia, si produce una sproporzione, per cui quelle che vengono oscurate sono precisamente quelle virtù che dovrebbero essere più presenti nella predicazione e nella catechesi”. • Fondamentale è anche il linguaggio usato: “A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso quello che i fedeli ricevono è qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesù Cristo”. In effetti “con la santa intenzione di comunicare loro la verità su Dio e sull’essere umano, in alcune occasioni diamo loro un falso dio o un ideale umano che non è veramente cristiano”. • La Chiesa ha “pochissimi precetti” dati da Cristo e dagli Apostoli al popolo di Dio: il resto è venuto dopo; “ci sono norme o precetti ecclesiali che possono essere stati molto efficaci in altre epoche, ma che non hanno più la stessa forza educativa”. Perciò non dobbiamo aver paura di rivederli. Del resto, continua citando san Tommaso e sant’Agostino, “i precetti aggiunti dalla Chiesa posteriormente si devono esigere con moderazione per non appesantire la vita ai fedeli e trasformare la nostra religione in una schiavitù, quando la misericordia di Dio ha voluto che fosse libera”. Chiosa papa Bergoglio: “Questo avvertimento, fatto diversi secoli fa, ha una tremenda attualità”. • Porte delle chiese aperte per tutti. Anche per i Sacramenti? Le chiese devono avere sempre le porte aperte: “Tutti possono far parte della Comunità e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. (…) L’Eucarestia non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli”. Certamente “queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. (…) Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. Conosciamo il dibattito sorto relativamente a tali affermazioni e ai loro effetti concreti nel Sinodo Straordinario sulla famiglia. • La necessaria opzione preferenziale per i poveri. La Chiesa missionaria di Bergoglio deve privilegiare qualcuno? Sì, perché “quando uno legge il Vangelo incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti”. Dunque “non devono restare dubbi né sussistono spiegazioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo (…) Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri”. • L’economia che uccide. Papa Francesco è duro contro l’ “economia dell’esclusione”, un’economia “che uccide”: “Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa”. Trionfa la “cultura dello scarto” con tutte le sue enormi e tragiche conseguenze per milioni di persone. Eppure, in tale contesto, “alcuni ancora difendono le teorie della ‘ricaduta favorevole’, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo”. “Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo gli esclusi continuano ad aspettare”. Succede oggi che “mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice”. E’ così che si instaura una nuova tirannide invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole”. C’è da dire che “dietro questo atteggiamento si nascondono il rifiuto dell’etica e il rifiuto di Dio”. L’etica la si “considera controproducente, troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere. La si avverte come una minaccia, poiché condanna la manipolazione e la degradazione della persona”. Ancora il Pontefice: “il possesso privato dei beni si giustifica per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune, per cui la solidarietà si deve vivere come la decisione di restituire al povero quello che gli compete”. • Il male della ‘mondanità spirituale’. Durissimo è il papa Francesco contro la “mondanità spirituale”. Scrive papa Francesco: “In alcuni (mondani) si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia”. In altri , “la stessa mondanità spirituale si nasconde dietro il fascino di poter mostrare conquiste sociali o politiche” oppure “si esplica in un funzionalismo manageriale, carico di statistiche, pianificazioni e valutazioni, dove il principale beneficiario non è il popolo di Dio ma piuttosto la Chiesa come organizzazione”. In tale contesto “si alimenta la vanagloria di coloro che si accontentano di avere qualche potere e preferiscono essere generali di eserciti sconfitti piuttosto che semplici soldati di uno squadrone che continua a combattere”. • Conclusioni: il Papa ci chiede di far riemergere certi valori nella nostra vita personale e comunitaria. Essere come San Colombano di cui ricordiamo l'anniversario del suo arrivo a Bobbio nel 614 e la sua morte nel 615: contemplazione e azione gioiosa per comunicare il Vangelo di Gesù.
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